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CAREZZA

CAREZZA

 

Il lago è noto per i suoi colori e per questo nella lingua ladina viene chiamato anche "Lec de Ergobando" (o "arcoboàn"), cioè "lago dell'arcobaleno". Il nome del lago deriva, secondo la Guida del Touring Club Italiano, dalle "Caricaceae", famiglia di piante dalle foglie larghe lobate ("carezza" sarebbe l'adattamento italiano del termine dialettale locale che indica queste piante).

Il lago è privo di immissari visibili ed è alimentato da sorgenti sotterranee. La sua estensione e la sua profondità variano a seconda della stagione e delle condizioni meteorologiche: il livello più alto è raggiunto normalmente in tarda primavera con lo scioglimento delle nevi. In tale periodo raggiunge una lunghezza di 287 m e una larghezza di 137 m, mentre il punto più profondo corrisponde a circa 17 m. L'acqua di supero scorre nel ruscello che sgorga a ovest del lago. Nei mesi successivi, il livello dell'acqua cala, finché verso la fine di ottobre il lago raggiunge il livello dell'acqua più basso, con una profondità di soli 6 m. In inverno il lago di solito gela. La temperatura massima dell'acqua (13 °C) viene registrata nel mese di agosto. Nelle sue acque vive il salmerino alpino. Nei boschi attorno è molto comune il picea abies, abete rosso dalle qualità di abete di risonanza usato nella costruzione di casse armoniche.

Il lago è una delle mete turistiche del Trentino-Alto Adige. È raggiungibile attraverso la strada statale 241 (strada statale della Val d'Ega). La strada attraversa il passo di Costalunga, situato nelle immediate vicinanze del lago, porta a Vigo di Fassa, dove si collega con la strada statale 48 delle Dolomiti.

Il 30 ottobre 2018, durante la tempesta Vaia, la zona è stata colpita da raffiche di vento a oltre 120 km/h, che hanno avuto come conseguenza l'abbattimento di vaste aree dei boschi circostanti, mutando significativamente il paesaggio. Si stima che per tornare alla situazione precedente si possano impiegare decenni.

LEGGENDA

Il particolare aspetto del lago ha dato origine a leggende, in particolare una che narra delle ninfa Ondina, che ne abitava le acque. Lo stregone del Latemar se ne era innamorato e tentò più volte di rapirla. Un giorno, consigliato dalla Strega del Masarè, fece apparire sopra il Lago di Carezza un bellissimo arcobaleno allo scopo di attrarre la ninfa. Quando quest'ultima uscì dalle acque vide lo stregone e fuggì spaventata. Allora il mago, preso da gran furore, prese l'arcobaleno e lo gettò in mille pezzi nel lago. Da quel giorno nelle acque del lago di Carezza si rispecchiano tutti i colori dell'iride. Una statua in bronzo raffigurante Ondina è stata posta nel lago.

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